Domenica sera, alle ore 20:30, presso il Teatro di Kiel, l'opera teatrale "Giorni felici" di Samuel Beckett ha avuto la sua prima; la "Premiere" come dicono qui in Germania.
Prima dell'inizio dello spettacolo, è usanza tedesca scambiarsi dei piccoli doni, tra chi ha partecipato alla realizzazione e messa in scena dello spettacolo, e sussurrare all'orecchio sinistro, della persona a cui ci si rivolge "Toi Toi Toi": la versione tedesca del nostro "in bocca al lupo".
Ad essere sincero, ogni volta ho un leggero imbarazzo nel farlo. Quando si riceve un dono seguito da un Toi Toi Toi, non si deve assolutamente ringraziare! Porta sfortuna! Questo, devo ammettere, mi imbarazza moltissimo. Ricevo un dono, un bel Toi Toi Toi "bagnaticcio" all'orecchio destro, e rimango li, senza aver la possibilità di reagire se non con un mezzo sorriso che cerca disperatamente di esprimere un ringraziamento.
Ma che vorrà poi dire Toi Toi Toi!
I colleghi mi hanno spiegato che dovrebbe essere il suono onomatopeico che identifica lo sputare e che richiama in qualche modo il diavolo! "Teufel"in tedesco.
Ma che schifo! È per questo motivo che, ad ogni prima, mi ritrovo con il colletto della camicia bagnaticcio!
Lo spettacolo, comunque, dalla durata di due ore circa, ha avuto il suo successo di pubblico.
Ancora una volta Beckett ci sorprende con un'immagine scenica al tempo stesso semplice e terribile: una donna conficcata nel terreno fino alla vita. Il suo nome è Winnie ed è lì da tempo immemorabile con un lezioso ombrellino come unico riparo contro sole o pioggia. Accanto a lei, ma quasi fuori dalla portata del suo sguardo, il marito (Willie) che vegeta in un buco nel terreno, come un verme. Alla loro degradata condizione fisica fa da contrasto il tono del dialogo (o meglio del monologo, visto che Willie non dice che poche brevissime battute): un testo che spesso riproduce le dinamiche e i toni del teatro borghese. Winnie stessa è una perfetta borghese, tutta concentrata sulla cura del suo corpo (pettinarsi, truccarsi, essere sempre in ordine) e in un continuo chiacchiericcio da salotto. E Willie è il marito perfetto per questa situazione: borbotta, sopporta con fatica la petulanza della moglie, legge il giornale.
La felicità di Winnie è la chiave dell'opera. Winnie non vuole ammettere che si trova in una situazione infernale. Lei si proclama felice, la sua è una vita felice. Cosa può desiderare di più? Ha la sua borsetta con la spazzola, lo specchio (e una piccola pistola con la quale potrebbe velocemente farla finita, ma significherebbe ammettere la sconfitta della sua esistenza). Ha un marito che può tormentare col suo continuo parlare. E' una vita meravigliosa. E i suoi giorni - che trascorrono tra l'assordante campanello del risveglio e l'altrettanto assordante campanello del sonno - sono giorni felici.
Nel secondo atto la sua condizione diventa ancora più terribile. Winnie si ritrova infatti interrata fino al collo. Non può più distrarsi con la sua borsetta, non può più fare niente altro che stare lì e parlare. Willie è ormai sempre meno presente. Ma nonostante questo lei continua a dire che la sua è una vita felice, che i suoi giorni sono giorni felici. E quando per l'ennesima volta il campanello del sonno porta la pietà delle tenebre sulla sua esistenza larvale lei saluta il giorno felice appena trascorso cantando una allegra aria d'operetta.
Auguro giorni felici a tutti!